http://espresso.repubblica.it/attualita/2014/12/02/news/le-spiagge-italiane-sono-in-svendita-la-lobby-dei-gestori-puo-festeggiare-1.190170
Le spiagge italiane sono in svendita
La lobby dei gestori può festeggiare
Un documento del Demanio rilancia la privatizzazione degli arenili. Che saranno ceduti a chi controlla i lidi a condizioni di favore

Per rendere tecnicamente possibile la privatizzazione, si sposta la linea dividente del demanio marittimo, incedibile, e lo si trasforma così in patrimonio, che può essere venduto al concessionario.
Non è l’unico provvedimento previsto a vantaggio dei padroni della costa italiana in modo da eludere la direttiva Bolkestein, che ha imposto una gara europea. Nella bozza normativa preparata dall’Agenzia la durata della concessione è fissata fra un minimo di sei e un massimo di trent’anni in base agli investimenti e alle opere realizzate dal concessionario. Più si costruisce, più si gestisce, in contraddizione con l’indicazione di “contenere il consumo del suolo” avanzata dal ministero dell’Ambiente.
I criteri di affidamento ribadiscono che “gli investimenti immobiliari durevoli” saranno un vantaggio decisivo in sede di gara insieme all’accessibilità offerta ai disabili, “alla qualità e pregio dei manufatti”, a una “corrispondenza con le tradizioni locali” che inquieta se applicata a località dove la più radicata tradizione locale è l’abusivismo. Faranno punteggio anche il mantenimento dei livelli occupazionali, sebbene il grosso degli addetti del settore sia composto da stagionali, e per il 20 per cento del totale la professionalità acquisita.
E l’aumento dei canoni? Sulle scarsissime rendite che lo Stato incassa dalle 30 mila concessioni marittime (102 milioni di euro all’anno), il disegno di legge parla chiaro: “il canone della concessione demaniale non può costituire criterio di valutazione dell’offerta”.
Non solo. Chi sarà rimasto indietro con i pagamenti alla data del primo gennaio 2015 potrà estinguere il debito “mediante il versamento diretto in un’unica soluzione di un importo pari al 50 per cento delle somme medesime”. Fra i beneficiari del condono ci saranno molti concessionari messi in ginocchio dalla crisi ma anche i furbetti che non hanno dichiarato nulla e per anni non hanno pagato. È il caso, scoperto di recente dalla Finanza, dei lidi del litorale veneziano, incluso il prestigioso Excelsior e la “Venezia spiagge” controllata dal Comune, che devono 6 milioni all’Erario fra concessioni, Ici e Imu.
Un altro provvedimento molto discutibile nel piano del Demanio riguarda il mantenimento della subconcessione, che permette a molti concessionari di pagare un canone di poche migliaia di euro e subaffittare il lido per somme a cinque zeri, come accade in Versilia con il Twiga di Flavio Briatore. Sempre a favore dello status quo è il mantenimento dei canoni di classe B che già oggi sono applicati alla stragrande maggioranza degli stabilimenti, inclusi alcuni fra i più lussuosi e decisamente di serie A. L’unico intervento a vantaggio dello Stato è la fissazione di un canone annuale minimo a quota tremila euro che dovrebbe cancellare i fitti da poche centinaia di euro.
Anche la maggiore discrezionalità concessa alle Regioni e ai Comuni nella valutazione delle offerte lascia perplessi. Nelle località che vivono di turismo il peso elettorale della lobby balneare è spesso decisivo e anche a livello nazionale la pressione dei concessionari e dei loro sindacati è affidata a uno schieramento trasversale di politici che va dalla senatrice Pd Manuela Granaiola, al deputato Ncd Sergio Pizzolante fino al presidente dei senatori forzisti, Maurizio Gasparri.